Corriere di notte di Hodā Barakāt: notti straniere e senza patria. Recensione

di Rachele Fattore

Illustrazione di Anastasia Coppola

Pubblicato nel 2019 da La nave di Teseo, Corriere di notte è il romanzo epistolare vincitore del Premio Internazionale per la Letteratura araba dello stesso anno.

Per chi ama il sapore delle lettere trovate per caso.

Insolito, alternativo e struggente, questo romanzo si nasconde abilmente dietro a cinque lettere anonime che non giungono mai al destinatario. Filo conduttore il comune destino di fragilità e depravazione che accomuna i mittenti. Anime perdute che cercano di confessarsi senza tuttavia dimostrare pentimento per le azioni commesse.

Per chi ha il coraggio di affrontare l’eco personale delle confessioni di uno sconosciuto.

I mittenti non si incontrano mai, se non in una involontaria staffetta che porta le singole confessioni ad un destinatario voluto dal fato. Tra quelle righe si fa strada un’eco personale che, sull’onda di un insperato conforto, suscita la necessità di scrivere una propria confessione. Il passato dei protagonisti è un pesante fardello che non arriva mai al pentimento anzi, diventa giustificazione per altri misfatti e nuove derive.

Per chi è disposto a superare immagini e luoghi comuni.

Chi si nasconde davvero dietro alle persone che incontriamo per strada? Che siano reietti, delinquenti o persone insospettabili, mai possiamo sapere cosa c’è nel passato degli altri.

Leggendo questo romanzo ci si aspetterebbe un riscatto che non arriva mai. C’è una fuga costante da luoghi mai menzionati ma facilmente intuibili; fuga che non trova soluzione perché i protagonisti rimangono imprigionati in luoghi di passaggio sperando nella vita in un altrove impossibile da raggiungere.

Per chi ha ceduto alla lusinga di un ricordo di gioventù e dicendosi “perché no” ha intrapreso un viaggio insensato.

Ci si può lusingare per essere stati contattati da una vecchia fiamma adolescenziale. Perché no, perché non prendere un aereo e rivivere quel brivido di gioventù. Ma il tempo è inclemente, la pioggia scroscia e le valigie talvolta si perdono. L’attesa diventa motivo di ipotesi ed elucubrazioni che portano a razionalizzare l’impeto di un viaggio senza senso. 
La curiosità letale di rivedere il passato si dimostra un fallimento e le bugie dei film che penetrano nel sangue come un veleno vengono di colpo smascherate. Come lo specchio non cela gli anni passati.

Anche laddove il dolce sapore delle nespole condivise durante una corsa in un taxi collettivo potrebbe essere un segno positivo, rimane l’immagine del bidone dove vengono gettati i resti dei dolci frutti.

Quel che rimane del miraggio.

I protagonisti sono aerei che non partono mai, smarriti come bagagli sul nastro trasportatore di un aeroporto. Il puzzo delle uova che rimane impregnato sulla pelle del lettore diventa simbolo di una mancata rinascita, comune denominatore delle vite che si intrecciano. Un postino che raccoglie lettere in una città assediata, impossibilitato a muoversi dal suo nascondiglio, diventa misura dell’incomunicabilità.

Corriere di notte parla della complessità del mondo arabo, del mito del viaggio alla ricerca della salvezza, della condanna di un mancato ritorno e della ricerca dell’amore come primordiale forma di attaccamento alla vita.

Un romanzo giocato sul filo sottile tra immaginario e reale, tra sonni che rendono inaccessibile lo spazio interiore alla luce del giorno, notti straniere e senza patria trascorse in hotel di bassifondi degradati, tirannie familiari e promesse d’amore che sembrano prigionie.