Prove di felicità a Roma Est di Roan Johnson: un romanzo agrodolce in cui nulla è scontato.

di Rachele Fattore

Illustrazione di Anastasia Coppola

“Prove di felicità a Roma Est” è il romanzo di esordio di Roan Johnson, edito da Einaudi nel 2010.

Per chi ama il fascino dei motori un po’ vintage. 

Aurelia direzione capitale. Lorenzo Baldacci, ventunenne inconcludente, pigia nella sua borsa da calcio tutto ciò che può e si trasferisce controvoglia a Roma da un vecchio parente, ex professore di liceo, per recuperare tre anni di scuola in un costoso istituto privato. Trecento chilometri in sella alla sua ammaccata Vespa Primavera del ’79 e un anno pieno di sorprese davanti.

Per chi almeno una volta ha piegato cartoni della pizza. 

Fuori dai cancelli dorati della scuola privata, il mondo odora di periferia e gli strappi, di qualunque sorta essi siano, non si riparano con il filo dorato.  Per arrotondare Lorenzo si ritrova, grazie al compagno Marchino, a fare il fattorino con ragazzi accomunati dalla capacità di finire nei casini e dalla serena accettazione delle sfighe perché di pugni, nella vita, ne hanno presi tantiPorta e piglia e porta: la vita del fattorino delle pizze è come una palla da biliardo che non va mai in buca. Ci sono porte che si chiudono in fretta e altre che trasformano la piccola gioia di una consegna in amori, amicizie e rivelazioni. 

Tutta questione di confidenza.

Una volta presa confidenza con orari, bolle e stradario il gioco è fatto. Complici il fumo coltivato nell’orto del nonno e lo spumante rubato in pizzeria e stanchezza, i ragazzi della pizzeria si ritrovano in fuga per un conto non saldato. Ed è lì, pigiati tutti in una Seicento, che scatta l’alchimia.

Tra Lorenzo e Samia la passione si infuoca sullo sfondo di un doppio tradimento fino a diventare un’ossessione. Ma la giovane marocchina negli anni ha trasformato i divieti del padre in una palestra per sfuggire al controllo dei suoi amanti. 

Il mito di chi cerca fortuna nella grande città. 

Chi lascia i piccoli paesi con l’audacia di affrontare la grande città è, agli occhi di chi rimane, un sistemone al Totocalcio; un eroe dal quale ci si aspettano successo e racconti di mille avventure. Così succede anche a Pomarance, paese di cinquemila anime nella campagna toscana, dove tutti attendono il rientro di Lorenzo.

Per chi vede negli altri gradazioni più intense della stessa difficoltà.

Tra una consegna e una ripetizione, l’esame di maturità diventa un problema piccolo in mezzo a questioni più grandi.

Prove di felicità a Roma Est non racconta solo di adolescenti e stranieri, ma di un mondo di adulti che combatte con le difficoltà della vita e che, nella complessità della grande città, cerca di trovare delle soluzioni. Così lo zio Tarek uscito dal caporalato delle coltivazioni che lavora in un’officina fuori dal raccordo; Marisa, la professoressa precaria di chimica e biologia che al liceo privato riceve meno della metà dello stipendio contrattuale e fa la notte in una guardiola; Ileana, la badante ucraina che si prende cura dell’anziano professore. Ma anche i rom che prima tolgono e poi danno protezione, il preside arricchito, gli sfruttatori del mondo del lavoro. 

Per chi apprezza le narrazioni senza giudizio

In Prove di felicità a Roma Est ci sono figure piene di vitalità che si muovono nella penombra e raccontano di come ci si possa riconoscere nei volti stranieri, di quanto sia contagiosa la gioventù anche sull’orlo di una vecchiaia piena di fobie, di come i destini si rimescolino all’inizio di una nuova stagione.

Roan Johnson parla di ribellioni tentate, mancate e riuscite, di disparità e bilance tarate male. Non giudica, mostra. La sua è una narrazione veloce, ritmata da un linguaggio colloquiale ben condito, con il giusto equilibrio tra malinconia e ironia.