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di
Giulio Calenne

 

L: «Attento che mo’ la porta si apre dall’altro lato».

(bip bip) Entra una vecchietta, un comunitario extra e un liceale. Esce rumena carina.

M: «Grazie, mi ero distratto».
L: «A che stai a pensa’?»
M: «A niente…»
L: «Sempre a Camilla?»
M- «Ma no no.»
L: «Stai ancora a rosica’?»
M: «Ahò t’ho detto de no».
L: «Vabbè o scusa, t’eri imbambolato».
M: «Stavo pensando alla Metro».
L: «A che?!»
M: «Alla Metro come luogo dove si perdono continuamente delle storie».
L: «Me sa che era meglio Camilla… Tutto bene?»
M: «Ahò pensaci, ogni giorno passiamo circa 10-15 minuti sul treno a non fare praticamente nulla».
L: «Eh?»
M: «E nel frattempo, magari mentre ascoltiamo un po’ di musica o ci facciamo gli affari nostri, osserviamo chi ci è attorno cercando di capire qual è la sua storia. Guarda quella donna sui quaranta ad esempio. Bel fisico asciutto, scarpe con i tacchi, vestitino raffinato, borsa Gucci e occhiali da sole (in metro). Per me se sente ‘sto cazzo. Magari sta pensando che schifo questi poveri, dovrebbero aumentare il prezzo del biglietto. Sicuro è nata in una famiglia facoltosa ed ora è la dirigente di chissà quale azienda. E il marito la tradisce con la sua migliore amica».
L: «Io ‘na botta ja darei».
M: «Sì vabbè pur’io. Però che ne poi sape’ di quella? Magari ha gli occhiali da sole per coprire un pugno, magari si veste bene ma non c’ha ‘na lira, o forse va a trovare l’amante».

(bip bip) Entra uomo con baffi folti. Esce ragazza asiatica.

L: «Ahò ammazza che baffi! Quello sicuro è un buongustaio, perché si sa: di birra e di…»
M: «Lo vedi! Lo fai pure te!»
L: «Sì ok ma che c’entra con il perdere delle storie? Uno immagina e basta».
M: «C’entra eccome invece! Perché ogni volta che qualcuno o qualcuna scende dal treno si perde inevitabilmente la possibilità di conoscere il suo racconto. E a me ‘sta cosa me fa impazzi’!»
L: «Vorresti chiedere a tutti la loro storia?»
M: «Perché no?! Pensa che bello scoprire che quella darkettona là seduta si commuove ogni volta che vede La Bella e la Bestia. O che quel bangla appoggiato lì alle porte veniva preso in giro da piccolo perché voleva fare il supereroe».
L: «Er bangla supereroe della notte. Già ce sta. Vabbè e quindi?»
M: «E quindi niente, è inevitabile. Sul treno continueranno incessantemente a scendere e a salire racconti di cui non sapremo mai nulla. E boh, forse è meglio così».
L: «Possiamo sempre immaginare».

(bip bip)